10 Dicembre 2008 - Anno 2, Numero 64

 

 

 


Comunicazione a cura della Società Italiana di Ergonomia Dentale






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Le news di Mercoledì 10 Dicembre 2008

 

 

Istat, oltre metà italiani mai dal dentista, soprattutto al Sud  

 

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Istat, oltre metà italiani mai dal dentista, soprattutto al Sud

 

Meno della metà degli italiani, appena il 39,7%, si è seduto sulla poltrona del dentista in un anno. Il dato emerge dall'indagine multiscopo "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari", realizzata dall'Istat che per il 2005, per la prima volta, ha studiato sperimentalmente i problemi di salute dei denti e il ricorso a cure e trattamenti odontoiatrici. L'indagine ha coinvolto 60 mila famiglie. Né visite né controlli, dunque, per oltre metà del belpaese. Per l'Istat, emergono nette diseguaglianze nell’accesso alle cure odontoiatriche: fra quanti curano la propria salute orale, si arriva al 49,4% tra le persone con titolo di studio più alto, ma si scende al 26,4% tra chi ha conseguito al massimo la licenza elementare. Indietro il Sud, "con uno svantaggio molto forte nel ricorso allassistenza odontoiatrica". Si è sottoposto a controlli o cure dentistiche il 47% dei cittadini del Nord contro uno sparuto 29,9% al Sud. E nelle regioni meridionali, la quota di persone che non è mai stata da un dentista è quasi il triplo (19%) di quella del Nord (6,7%). L87,5% degli italiani che sono stati dall'odontoiatra, si è rivolto prevalentemente a liberi professionisti, il 12,5% ha invece fatto ricorso a dentisti di strutture pubbliche o private convenzionate. Dunque, ben l'85,9% paga di tasca propria la cura di denti e sorriso. Solo tra i bambini e tra i molto anziani si osservano percentuali abbastanza consistenti di fruizione gratuita delle prestazioni. Percentuali ancora insufficienti, rileva l'Istat. Tra i bimbi di 3-5 solo il 27,6% ha fruito gratuitamente delle cure odontoiatriche, ancora meno tra i 6 e i 10 anni (12,2%) e tra gli 11 e i 13 anni (6,6%). Dunque, non sono realizzati adeguatamente i programmi di tutela della salute odontoiatrica nell’età evolutiva che prevedono, per i bambini, la gratuità delle prestazioni per alcuni dei più importanti trattamenti di prevenzione primaria e secondaria. Il 10,9% degli italiani di più di 14 anni riferisce di non avere più denti naturali, versa tecnicamente in una condizione di edentulismo totale. Il dato, sottolinea l'Istat, non si discosta molto da quanto riscontrato in altri Paesi europei: in Belgio, per esempio, nel 2004 il 14,7% della popolazione di 15 anni e più ha riferito di essere in questa condizione. Solo l'1% del belpaese 'senza denti', comunque, non ne ha sostituito nessuno né con protesi mobili, né con impianti. I più colpiti dal problema sono ovviamente gli anziani: l'edentulismo totale raggiunge il 60% tra gli ultraottantenni. Non solo. Il fenomeno è più diffuso tra la popolazione adulta di status meno elevato (29,4% contro il 2,6% tra chi ha un titolo di studio più alto). Sono le regioni del Nord a presentare i tassi più elevati di edentulismo totale, con percentuali del 15,1% nella provincia di Trento, del 14,7% a Bolzano e del 13,8% in Valle dAosta. Meno colpiti Lazio (8,3%) e in Sicilia (8,7%). Nelle stesse regioni con le quote più elevate di edentulismo totale, è più alta la percentuale di quanti hanno sostituito tutti i denti con dentiere o impianti.

 

Fonte Adnkros Salute

  

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Un nuovo obbligo introdotto dal decreto anti-crisi (Dl 185/08, articolo 6) per società, professionisti e pubbliche amministrazioni è quello di istituire una versione “virtuale” della sede legale identificata tramite la Posta elettronica certificata (Pec). La nuova sede elettronica andrà ad affiancarsi alla tradizionale sede “fisica”, che si identifica, invece, con il Comune e con la via e il numero civico da segnare sul modello di domanda di iscrizione nel Registro delle imprese. Il nuovo obbligo prevede scadenze diversificate. Per le nuove imprese societarie è scattato il 29 novembre scorso, quindi l’indirizzo di Pec va inserito subito nella domanda di iscrizione nel Registro delle imprese. Si tratta di una indicazione obbligatoria e non più facoltativa come quella di indicare Comune, via e numero civico. Saranno gli studi notarili, che di regola depositano il modello S1 per gli atti costitutivi di società, a dover gestire per le neo-costituite società l’indicazione della casella di Pec nel quadro della sede legale. La casella ha un costo annuo e viene attivata presso i gestori accreditati dal Cnipa. Ogni possessore di Pec potrà, in questo modo, notificare atti legali, contratti, diffide e altre richieste tramite l’utilizzo della firma digitale. Le imprese possono avere anche più caselle di Pec, ma solo una potrà essere pubblicata nel Registro delle imprese e indicherà la vera e propria “sede elettronica” della società. Le società già iscritte al 29 novembre avranno tre anni di tempo per adeguarsi, mentre per i professionisti sono previsti tempi meno dilazionati.

 

Fonte AteneoWeb

 

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